Patologie ambientali, Fibromialgia, Endometriosi et al.
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Anche quest’anno continua il progetto su AMBIENTE E SALUTE nato dalla collaborazione tra ISDE e APOTECA NATURA, progetto nazionale che si sviluppa anche attraverso incontri con i giovanissimi nelle scuole medie e superiori. Con la Dott.ssa Francesca Grasso Farmacia PianoTavola Apoteca Natura siamo ripartiti nuovamente quest’anno, iniziando dall’Istituto Comprensivo Giovanni Paolo

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EVENTO ECM su Ambiente e Salute – La città ecocompatibile e Tutela della salute – 15 Dicembre 2018 Aula convegni P.O. S. Marta e S. Venera , Via Caronia — Acireale CT https://macogiu.files.wordpress.com/2018/11/evento-15-dicembre-2018.pdf

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Patologie Ambientali : inquinamento e correlati di salute
Corso triennale di formazione specifica in Medicina Generale – Catania, 20 Giugno 2014
DONNE IN MENOPAUSA E TERAPIA ORMONALE SOSTITUTIVA OGGI:
I VANTAGGI DELL’APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE PER SUPERARE I PREGIUDIZI
Sabato 14 Giugno 2014 – Policlinco “G.B. Morgagni” – Via De Logu, 17 – Catania
Per gli ECM inviare alla Segreteria Organizzativa la scheda di iscrizione via fax allo 095 238580 o per email: fondazione@morgagni.it
Scarica il Programma e la scheda di iscrizione da qui: Menopausa Cl Morgagni – 14 Giugno 2014
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Review of pharmacological therapies in fibromyalgia syndrome
Häuser et al. Arthritis Research & Therapy 2014, 16:201 http://arthritis-research.com/content/16/1/201
Revisione delle terapie farmacologiche nella sindrome fibromialgica
Questa recensione riguarda lo stato attuale della terapia farmacologica per la gestione della sindrome fibromialgica (FMS) ed è basata sulle linee guida interdisciplinari per la gestione della FMS, che sui dati delle meta-analisi di farmacovigilanza, che sugli studi osservazionali. In assenza di un singolo farmaco gold standard, i pazienti vengono trattati con una varietà di farmaci di diverse categorie, spesso con limitate evidenze. La terapia farmacologica non è obbligatoria per la gestione della FMS. Pregabalin, duloxetina, milnacipran, e amitriptilina sono i farmaci di prima linea prescritti attualmente, ma hanno avuto per lo più effetti modesti. Con solo una minoranza di pazienti in cui ci si aspetta di sperimentare vantaggi sostanziali, la maggior parte interrompe la terapia per problemi o di mancata efficacia o di effetti collaterali. Molti trattamenti farmacologici sono stati sottoposti a studi limitati e hanno avuto risultati negativi. E ‘improbabile che queste prove pilota fallite subiranno successivi studi. Tuttavia, i farmaci, anche se imperfetti, continueranno a far parte delle strategie di trattamento per questi pazienti. Nella loro somministrazione dovrebbero quindi essere attentamente considerate le loro potenzialità sia nell’alleviare i sintomi che nel causare effetti collaterali.
Articolo originale: Review of pharmacological therapies in fibromyalgia syndrome
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Beyond pain in fibromyalgia: insights into the
symptom of fatigue
Vincent et al. Arthritis Research & Therapy 2013, 15:221 http://arthritis-research.com/content/15/6/221
Al di là del dolore nella fibromialgia: comprensione della stanchezza come sintomo
La stanchezza cronica è un sintomo invalidante, poliedrico molto diffuso e ostinatamente persistente. Anche se la stanchezza è un disturbo riferito di frequente dai pazienti con fibromialgia, non ha ricevuto finora la stessa attenzione come il dolore. Tra le varie ragioni vi sono la mancanza di nomenclatura standardizzata per comunicare su affaticamento, la carenza di linee guida EBM per verificare e quantizzare la stanchezza e un deficit nelle strategie terapeutiche efficaci. La stanchezza non si manifesta da sola, ma in varia intensità è presente contemporaneamente con altri sintomi della fibromialgia come il dolore cronico diffuso, il sonno non riposante, l’ansia, la depressione, le difficoltà cognitive, e così via. Studi basati su interviste indicano che tali sintomi alimentano l’affaticamento e possono essere associati a diversi meccanismi fisiopatologici. Pertanto, nel verificare la stanchezza in ambito sia clinico che di ricerca si deve considerare questa multi-dimensionalità. Mentre nessun trial clinico ad oggi ha specificamente focalizzato la stanchezza, studi randomizzati e controllati, revisioni sistematiche e meta-analisi indicano che la modalità di trattamento studiata nel contesto di altri sintomi della fibromialgia potrebbe anche migliorarla. I parametri di studio del gruppo di lavoro in Reumatologia sulla fibromialgia, l’OMERACT (Outcome Measures in Rheumatology Act) e i risultati sul paziente elaborati dal PROMIS (Patient Reported Outcomes Measurement Information System) sono stati fondamentali nel portare alla ribalta lo studio della stanchezza nella fibromialgia. Gli sforzi in corso da parte PROMIS per sviluppare una breve misura della stanchezza fibromialgia-specifica da utilizzare sia in ambienti clinici che di ricerca contribuirà a definirla consentendo una sua migliore valutazione e di progredire nella sua conoscenza .
Articolo originale: Beyond pain in fibromyalgia: insights into the symptom of fatigue
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Myalgic Encephalomyelitis International Consensus Primer for Medical Practitioners – 2012
Su gentile concessione della Dr.ssa Marjorie Van de Sande
Development of the International Consensus Primer for Myalgic Encephalomyelitis (ME) An International Consensus Panel, consisting of clinicians, research investigators, teaching faculty, and an independent educator, represent diverse backgrounds, medical specialities and geographical regions. Collectively, the members of the panel have:
• diagnosed and/or treated more than 50 000 patients who have ME; • more than 500 years of clinical experience;• approximately 500 years of teaching experience; • authored hundreds of peer-reviewed publications, as well as written chapters and medical books; and • several members have co-authored previous criteria.
Panel members contributed their extensive knowledge and experience to the development of the International Consensus Criteria and this Primer. In addition, an International Symptom Scale will be developed to complement the criteria and promote clearer identification of patients for research studies.
Primer Consensus: The authors, representing twelve countries, reached 100 % consensus through a Delphi-type process.
A breve la traduzione italiana del testo
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Fibromyalgia and neuropathic pain – differences and similarities.
A comparison of 3057 patients with diabetic painful neuropathy and fibromyalgia
differenze ed analogie tra dolore neuropatico e fibromialgia
Studio di neurologi tedeschi (Koroschetz et al, 2011) che ipotizzano l’ischemia muscolare alla base del dolore e quindi supportano la teoria per la quale problemi di circolo potrebbero causare segni e sintomi. Paragonano le caratteristiche del dolore nella neuropatia diabetica e nella fibromialgia che risultano molto simili, anche se la fibromialgia non è una neuropatia, ed in entrambe si verifica una sensibilizzazione centrale che, con la memoria del dolore, assume caratteristiche specifiche quali l’allodinia. La neuropatia è malattia metabolica e l’altra muscolare, una è periferica – limitata agli arti inferiori, il classico piede diabetico- mentre l’altra è diffusa in tutto il corpo e soprattutto in profondità…
http://www.progettoasco.it/numero-57-ottobre-2011-fibromialgia-e-dolore-neuropatico-differenze-e-analogie-studio-comparativo-su-3075-pazienti-con-neuropatia-diabetica-dolorosa-e-fibromialgia-3/#.U76ga_l_uSp
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LA FIBROMIALGIA COME PRENDERSI CURA DI SE’ MANUALE DI AUTOTRATTAMENTO A DOMICILIO
Pubblicazione a cura di:
Marinella Baroni – Direttore U.O. Medicina Fisica e Riabilitazione –
Jesi Antonella Boni – Fisioterapista U.O. Medicina Fisica e Riabilitazione– Jesi
uomfer.jesi@sanita.marche.it U.O. Medicina Fisica e Riabilitazione – ASUR/Area Vasta 2 – Ospedali di Jesi http://www.asurzona5.marche.it – Telefono e fax: 0731 534064
Realizzazione tecnica a cura di: Antonella Boni, Matteo Secchi
E’ consentita la riproduzione anche parziale dei testi a patto di citarne la fonte
download del testo: 2012 Fibromialgia bis
PREFAZIONE
L’esigenza di creare per i nostri pazienti con fibromialgia un trattamento riabilitativo alternativo a quelli abitualmente proposti per questo tipo di problema clinico, è nata dalla generale difficoltà di gestire l’assistenza di coloro che giungono al nostro Centro di Riabilitazione con un dolore cronico. Infatti la fibromialgia, come qualunque condizione dolorosa persistente o ricorrente, associata a diversi quadri sintomatologici, inevitabilmente esercita un impatto negativo sulla sfera cognitiva, emotiva, comportamentale e sessuale degli individui che ne sono affetti, compromettendone la “Qualità della Vita”. In particolare assistiamo, in questo tipo di pazienti, al perpetuarsi di comportamenti di risposta al dolore che sebbene adeguati in caso di dolore acuto, non lo sono più quando vengono utilizzati per periodi prolungati, a tal punto da produrre effetti negativi sulla persona stessa. La reazione più abituale è quella di eliminare qualunque attività del vivere quotidiano potenzialmente in grado di suscitare dolore o di generare la paura del dolore. Infatti la convinzione che evitare certe attività sia di reale efficacia per la sospensione del dolore, deriva dal presupposto che siano proprio le attività a procurarlo. L’atteggiamento, spesso connesso a questo tipo di comportamento, aumenta i livelli di paura del dolore e soprattutto esalta l’attenzione del soggetto sulle sensazioni provenienti dal proprio corpo, ponendolo in uno stato di “allerta” costante rispetto all’insorgenza del dolore. Tutto questo genera inevitabilmente un circolo vizioso fatto di tensione muscolare, dolore, inattività e sensazione di affaticamento anche per attività di modesta entità con ulteriore incremento di dolore. Nel proporre ai soggetti strategie terapeutiche, noi tutti che operiamo in riabilitazione, riconosciamo all’esercizio fisico la capacità di ridurre i livelli di stress fisico ed emozionale. Tuttavia siamo altrettanto consapevoli dei meccanismi emotivi, cognitivi e comportamentali in grado di generare sofferenza nei pazienti. Pertanto abbiamo costruito una proposta terapeutica di auto-trattamento che accanto all’attività fisica aerobica, alla ginnastica dolce ed ai consigli ergonomici per le attività del vivere quotidiano, contenesse anche strumenti per contrastare la paura del dolore che difficilmente può essere cancellata. Allo scopo abbiamo inserito nel nostro protocollo, grazie a competenze professionali presenti nel nostro Servizio, esperienze di meditazione. Infatti un numero crescente di studi scientifici ne documentano i benefici effetti, quali la riduzione del sovraccarico di input sensitivi e sensoriali che si ottiene con il rilassamento profondo, l’influenza positiva sul tono dell’umore e sul sonno attraverso un miglior controllo di circuiti neuroendocrini e la capacità di controllo dello stress attraverso l’azione di un ormone fondamentale come il cortisolo. Attraverso la meditazione si cerca di rompere quei meccanismi mentali automatici che generano comportamenti sbagliati, fonte di sofferenza. Tutto il percorso proposto può essere appreso in gruppo permettendo ai pazienti di spezzare l’isolamento terapeutico e sociale a cui spesso li costringe la malattia cronica. La proposta contenuta in questo programma, ad impronta educativo-comportamentale, è quella di adattare le strategie emotive, cognitive e comportamentali che i pazienti utilizzano per far fronte alla loro sofferenza e che spesso si risolvono aggravandone i disturbi, indirizzandole verso un processo di auto-trattamento per il controllo del dolore. L’augurio è quello di costruire, fra noi riabilitatori ed i pazienti, un patto terapeutico che contribuisca alla ricerca di effetti positivi sulla qualità della loro vita.
Marinella Baroni – Fisiatra
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Wolfe (2011) Fibromyalgia Criteria and Severity Scales for Clinical and Epidemiological SWolfe J Rheumato 2011 (1)
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Fibromialgia: lo stato dell’arte
Dolori intensi, diffusi, ad andamento ciclico, influenzati da variabili ambientali, fattori endocrini e stati emotivi, nonché spesso accompagnati da disturbi del sonno, affaticamento e da sintomi di contorno con una matrice di natura ansioso-depressiva. È la fibromialgia, una sindrome estremamente variabile per modalità di presentazione e intensità, ma sempre associata a un impatto negativo sulla qualità di vita di chi ne soffre. E non soltanto per l’interferenza che il dolore e gli altri disturbi hanno sul benessere psicofisico e sulla funzionalità, ma anche per la difficoltà di ottenere una diagnosi specifica e trattamenti adeguati. Delle peculiarità della malattia e dell’approccio da adottare per offrire ai pazienti un supporto efficace si è discusso durante la sessione “Fibromialgia: facciamo il punto”, organizzata nell’ambito dell’XI Congresso ACD SIAARTI tenutosi a Montesilvano (Pescara) dal 21 al 23 novembre.
Una patologia diffusa e sfuggente
“La fibromialgia è una patologia molto diffusa nei Paesi industrializzati, caratterizzata da un quadro nosologico controverso e non sempre accettato in modo unanime, come testimoniato dalle molteplici definizioni che ne sono state date nel tempo e della variabilità del nome stesso della malattia, chiamata di volta in volta fibrosite, sindrome fibrositica, miofibrosite interstiziale, nodulosi reumatica, reumatismo psicogeno, reumatismo non articolare, sindrome dolorosa miofasciale, in relazione al periodo storico e all’approccio culturale dei diversi specialisti”, ha sottolineato Raffaele Zicolella dell’UOC Reumatologia dell’Ospedale Civile di Pescara. “Principale costante, lamentata da circa un terzo dei soggetti con fibromialgiache si rivolgono al medico, è la presenza di un dolore cronico diffuso di durata superiore ai tre mesi, variabile per sede e intensità anche nell’arco della stessa giornata e considerato di natura benigna, in quanto non associato a danni strutturali rilevabili né nelle sedi in cui è percepito né in centri nervosi a distanza. Generalmente, in associazione ai sintomi mialgici multifocali, il paziente lamenta parestesie e disestesie, disturbi gastroenterici (dispepsia, sindrome del colon irritabile), astenia, cefalea, riduzione del tono dell’umore, ansia, disturbi del sonno, allergie/intolleranze e vertigini, anch’essi, come il dolore, caratterizzati da un’estrema variabilità intersoggettiva e temporale. A soffrirne, sono soprattutto le donne, colpite fino a nove volte più degli uomini, con un picco di insorgenza tra i 20 e i 50 anni. Il dolore fibromialgico ricorda le manifestazioni di altre sindromi dolorose legate a sensibilizzazione centrale, cui probabilmente partecipano un’ipereccitabilità dei neuroni delle corna dorsali del midollo spinale e una disfunzione del sistema inibitorio discendente, ulteriormente promossa da un’alterata risposta allo stress, nonché da fattori ambientali, psicologici e sociali”.
I criteri diagnostici di riferimento
Per supportare il medico nel non facile compito di emettere una diagnosi differenziale precisa, nel gennaio 2012 un gruppo multidisciplinare di esperti italiani ha stilato un documento di consenso sull’eziopatogenesi del dolore cronico diffuso nella fibromialgia e nelle altre sindromi dolorose del muscolo scheletrico. “In base alle conclusioni del panel”, ha precisato Raffaele Zicolella, “la fibromialgia va inquadrata nell’ambito delle forme dolorose da ipersensibilità centrale, indotte dalla concomitanza di cause disfunzionali e organiche, che entra in diagnosi differenziale soprattutto con la sindrome da affaticamento cronico, la malattia di Parkinson, il disturbo post-traumatico da stress, la depressione, la demenza senile o su base vascolare e le condizioni neurodegenerative che possono condizionare la nocicezione e la modulazione centrale degli stimoli dolorosi. Scartate altre possibili cause di dolore diffuso, come quelle oncologica e iatrogena, per confermare la diagnosi di fibromialgia vanno indagati i 18 tender point caratteristici. In base ai criteri ACR del 1990, la malattia è presente quando si riscontra dolorabilità in almeno 11 di queste sedi. Secondo i nuovi parametri sviluppati nel 2010 (Wolfe et al., Arthritis Care Res 2010;62:600-10), invece, la malattia è presente se il paziente soddisfa unindice di dolore diffuso (WPI) >/=7, un punteggio nella scala di severità dei sintomi (SS: astenia, sonno non riposante, disturbi cognitivi, sintomi somatici) >/=5 oppure WPI 3-6 e SS >/=9, poste la persistenza del malessere da oltre tre mesi e l’esclusione di altre patologie”.
Le strategie farmacologiche disponibili
Superato quello diagnostico, ci si trova di fronte all’ancora più impervio scoglio terapeutico. “L’approccio attualmente raccomandato per affrontare lafibromialgia è di tipo multidisciplinare, basato sull’integrazione di esercizio fisico, terapia cognitivo-comportamentale ed educazione del paziente (Burckhardt et al.,Current Pharmacological Design 2006;12:59-66), in cui trovano spazio anche la restrizione calorica nei pazienti obesi (Dessein et al., Proceeding of ACR Congress2005;140) e innumerevoli proposte farmacologiche: dai classici farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), agli inibitori delle ciclossigenasi-2 (COXIB), dagli antidepressivi triciclici (TCA) agli inibitori del sistema di recupero della serotonina (SSRI), dalle benzodiazepine agli oppioidi deboli (tramadolo) e forti (ossicodone, fentanyl), dai miorilassanti ai gabapentinoidi”, ha spiegato Stefano Coaccioli della Clinica medica, Reumatologia e Terapia medica del dolore dell’Università degli Studi di Perugia-Polo didattico di Terni. “Un insieme di principi attivi così vasto ed eterogeneo per tipologia e potenza dell’azione farmacologica da rendere immediatamente evidente la scarsa capacità di individuare una soluzione realmente appropriata. Tra le principali indicazioni derivanti dagli studi clinici meritano di essere segnalate la capacità di duloxetina di migliorare le manifestazioni della fibromialgia in donne con o senza sintomi depressivi (Arnold et al., Pain2005;119:5-15) e i benefici associati alla terapia con milnacipran (inibitore del recupero della serotonina e della noradrenalina) in termini di riduzione del dolore e di altri sintomi caratteristici (Gendreau et al., J Rheumatol 2005;32:1975-85). Risultati clinici interessanti sono stati ottenuti anche con ciclobenzaprina, soprattutto sul fronte del miglioramento della qualità e della durata del sonno (Tofferi et al., Arthr Rheum 2004;51:9-13). La considerazione che il dolore caratteristico della fibromialgia ricorda da vicino quello neuropatico ha indotto a sperimentare trattamenti con anticonvulsivanti, quali pregabalin, ottenendo risultati analgesici soddisfacenti dopo 15 mesi di trattamento a basso dosaggio (300 mg/die), soprattutto in termini di riduzione del dolore severo (Stacey et al., Open Rheumatol J 2010;4:35-38; Straube et al.,Rheumatology 2010;49:706-15). I risultati preliminari di una nostra ricerca in corso indicano, inoltre, la possibilità di contrastare la fibromialgia interferendo con l’attività mastocitaria, proinfiammatoria e algogena a livello del nervo periferico con la palmitoiletanolamide (PEA). In particolare, il trattamento per quattro settimane con 300 mg, due volte al giorno, dei primi pazienti arruolati ha determinato una riduzione sia del dolore sia del numero di tender point (Coaccioli S et al. In progress)”.
Il ruolo della terapia fisica e riabilitativa
Oltre agli interventi farmacologici, nel trattamento delle sindromi fibromialgiche possono avere un ruolo la fisiochinesiterapia e alcune terapie fisiche. “Di fronte al paziente con dolore muscoloscheletrico cronico diffuso, il fisiatra ha la possibilità di effettuare una valutazione particolarmente accurata ed emettere una diagnosi differenziale specifica, in ragione dell’approfondita conoscenza dei rapporti tra superfici articolari, fasci muscolari e strutture nervose”, ha affermato Valter Santilli, docente di Medicina Fisica e Riabilitativa presso l’Università “La Sapienza” di Roma. “Posto che si tratti effettivamente di fibromialgia, per alleviare il dolore, oltre ai farmaci per via sistemica, si può prevedere l’iniezione di glucocorticoidi, anestetici locali (lidocaina) o soluzione fisiologica direttamente a livello dei tender point (Staud et al., Current Pharmacological Design 2006;12:23-7). Questa procedura sembra essere efficace soprattutto quando si va ad agire non soltanto sui tender point, ma anche sui trigger point tipici del dolore neuropatico e l’azione analgesica sembra manifestarsi anche in corrispondenza di iniezioni a secco (Huang et al. J Altern Complement Med2011;17:755-62). Altre metodiche utilizzabili sono, poi, quella basata sulla somministrazione di energia vibratoria segmentale (Rosenkranz et al., J Physiol2003;551:649-60), la crioultrasonoterapia e il taping/kinesiotaping (bendaggio elastico biomeccanico) (Paoloni et al., Eur J Phys Rehabil Med 2011;47:1-2)”.
Articolo pubblicato il 14 gennaio 2013 sul sito www.nientemale.it: http://www.nientemale.it/cont/medico-focus/1301/1402/fibromialgia-stato-dellarte.asp
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Myalgic encephalomyelitis: International Consensus Criteria
The label ‘chronic fatigue syndrome’ (CFS) has persisted for many years because of the lack of knowledge of the aetiological agents and the disease process. In view of more recent research and clinical experience that strongly point to widespread inflammation and multisystemic neuropathology, it is more appropriate and correct to use the term ‘myalgic encephalomyelitis’ (ME) because it indicates an underlying pathophysiology. It is also consistent with the neurological classification of ME in the World Health Organization’s International Classification of Diseases (ICD G93.3). Consequently, an International Consensus Panel consisting of clinicians, researchers, teaching faculty and an independent patient advocate was formed with the purpose of developing criteria based on current knowledge. Thirteen countries and a wide range of specialties were represented. Collectively, members have approximately 400 years of both clinical and teaching experience, authored hundreds of peer-reviewed publications, diagnosed or treated approximately 50 000 patients with ME, and several members coauthored previous criteria. The expertise and experience of the panel members as well as PubMed and other medical sources were utilized in a progression of suggestions ⁄drafts ⁄ reviews ⁄ revisions. The authors, free of any sponsoring organization, achieved 100% consensus through a Delphi-type process. The scope of this paper is limited to criteria of ME and their application. Accordingly, the criteria reflect the complex symptomatology. Operational notes enhance clarity and specificity by providing guidance in the expression and interpretation of symptoms. Clinical and research application guidelines promote optimal recognition of ME by primary physicians and other healthcare providers, improve the consistency of diagnoses in adult and paediatric patients internationally and facilitate clearer identification of patients for research studies.
Keywords: chronic fatigue syndrome, criteria, definition, diagnosis,myalgic encephalomyelitis.
Scarica la pubblicazione: Myalgic encephalomyelitis – International Consensus Criteria 2011
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I Farmaci nel dolore persistente:
fibromialgia, osteoartrosi, mal di schiena
CeVEAs Centro per la Valutazione dell’Efficacia dell’Assistenza Sanitaria (SSR Emilia Romagna) Pacchetti informativi su farmaci n° 1 Settembre 2010
http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=14&cad=rja&ved=0CDEQFjADOAo&url=http%3A%2F%2Fwww.ceveas.it%2Fflex%2Fcm%2Fpages%2FServeAttachment.php%2FL%2FIT%2FD%2F8%25252F0%25252Fe%25252FD.51c5a8c855e82953c03e%2FP%2FBLOB%253AID%253D335&ei=cd96UIXmLcbb4QSm_oHADQ&usg=AFQjCNFxVZg3Hzp-uNeYfcf-ibc6AxyWLw
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