La SIBO: novità diagnostico-terapeutiche

11 giugno 2013 at 08:47 Lascia un commento

http://www.progettoasco.it/riviste/rivista_simg/2013/01_2013/7.pdf

Rivista Società Italiana di Medicina Generale – febbraio 2013

“… La sovracrescita batterica intestinale ha fatto registrare negli ultimi anni un notevole incremento di incidenza, in buona parte dovuta alla aumentata, e spesso non appropriata, diffusione della terapia con IPP. Nei decenni passati le cause predisponenti alla SIBO erano soprattutto di tipo chirurgico e anatomico (resezione gastrica, anse cieche, diverticoli digiunali), oggi, invece, sono di tipo prevalentemente iatrogeno, legati al vasto uso di inibitori della pompa protonica, che di fatto, operano una vagotomia farmacologica su larga scala. Poiché la sintomatologia iniziale può essere sfumata e i disturbi più severi si manifestano dopo 1-5 anni di trattamento con IPP, quando il medico e il paziente si sono per così dire assuefatti a esso, tanto da trascurarli quasi nell’anamnesi farmacologica, occorre che il medico faccia uno sforzo razionale di associazione diagnostica. Dal punto di vista terapeutico, un trattamento efficace e sicuro appare essere oggi la rifaximina polimorfo alfa. Il dosaggio e la durata del trattamento devono però essere adeguati, pena l’insuccesso o la facile recidiva: il dosaggio di 1.200 mg/ die per 2 settimane appare quello coronato da maggior successo. Dal punto di vista preventivo, la valutazione dell’appropriatezza della terapia con IPP rappresenta la misura più importante, con la sospensione temporanea o l’adeguamento posologico e con alternative terapeutiche (farmaci ad azione locale) quando necessario. È attualmente in corso la valutazione dell’azione preventiva dei probiotici nei confronti della SIBO IPP-indotta. Nell’attesa dei risultati di tale studio, il paziente deve essere trattato con rifaximina polimorfo alfa, previo l’esecuzione del breath test al glucosio o al lattulosio. Quando il sospetto clinico fondato è molto alto e l’urgenza lo richiede, alcuni studiosi consigliano un approccio terapeutico diretto, ex iuvantibus, purché fatto con dosi e durata idonee.”

 

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