rapporto perverso tra enti previdenziali e sindacati

2 dicembre 2008 at 16:01 Lascia un commento

C’è stato e resiste tuttora un rapporto perverso tra enti previdenziali e sindacati: fiumi di denaro arrivano nelle casse delle organizzazioni sindacali principalmente attraverso i patronati, i Caf (Centri di assistenza fiscale) e le deleghe sindacali sulle pensioni. La catena è ben studiata: i patronati si occupano prevalentemente di materia previdenziale come verifica delle pensioni, richieste di aumento e pratiche di invalidità, e per ogni pratica l’INPS rimborsa; l’assistito del patronato è anche un potenziale cliente del Caf. Ora arriva il bello: i Centri di assistenza fiscale, guarda caso nati sotto un governo di sinistra (governo Amato nel’92), ricevono e compilano le dichiarazioni dei redditi e le spediscono via internet, quindi con costi vicino allo zero, all’INPS; ad ogni spedizione corrisponde un rimborso. In loro soccorso è intervenuto un decreto del 1998, con il governo D’Alema, che concede ai Caf l’esclusiva sulla verifica della conformità dei dati indicati nei 730, cosicché anche il Ministero delle Finanze contribuisce al business dei sindacati rimborsando per ogni 730 dei lavoratori dipendenti inviato dai Caf. Altra entrata, anche se residuale rispetto alle altre, è infine rappresentata dal tesseramento, che grazie ad un meccanismo borbonico rende particolarmente difficile, se non addirittura impossibile, la revoca. Incredibile ma vero, persino l’aumento delle pensioni minime a un milione ha comportato un aumento delle provvigioni a pratica. A parere delle organizzazioni sindacali, i Caf non sono fonte di reddito, cosa poco credibile, è certo, però, che attraverso questi centri i sindacati mantengono rapporti con i propri iscritti a spese dell’Inps e, quindi, con soldi che escono dalle tasche dei contribuenti. Le tre confederazioni, Cgil, Cisl e Uil (l’ordine non è casuale), ormai troppo prese a far campagna elettorale, vengono meno alla loro funzione principale, quella di tutelare i diritti e quindi gli interessi dei lavoratori. Il sindacato è una forza contrattuale e non d’opposizione o di governo. Pretendono di fare politica, tentando di sostituirsi ad una sinistra debole, assumendo così un ruolo improprio. Cosa e chi tentino di rappresentare oggi i sindacati, oltre che se stessi, è veramente difficile da capire; l’unica certezza è che non rappresentano più i lavoratori, in particolar modo quelli attivi (forse per questo il 50 per cento circa dei tesserati è composto da pensionati).

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